Lei aprì un poco le gambe
come per farsi guardare
e poi rimase in silenzio e in disparte
distante quanto il mare
lo sguardo livido e pesto
avvolta di fumo e chiffon
ordinò all’uomo con fare molesto
l’ennesimo Malecon
un’altra mano sbagliata
gioco fottuto e meschino
l’ultima banconota gettata
in pasto all’algerino
niente più credito al banco
aria viziata e pesante
fuori il mattino che nasce strisciando
e la pioggia sferzante
senza più niente da dire
come scannato dal mare un pontile
lui si avvicinò
poi senza nulla cercare
lei gli propose un riparo
ed affogarono lente le ore
nel vino amaro
i corpi nudi distesi
a margine del tumulto
come destini di esuli arresi
a un dolore adulto
ahi suerte maldida
aveva gli occhi infossati nel volto
come crisalidi oscure
la voce lacera di vino e d’asfalto
di torti e sciagure
nella mattanza dell’alba venuta
a spazzare ogni cosa
lei lo guardò andarsene muta
e senza sorpresa
“in questo vuoto di sponde
in questo fare e disfare delle onde
ci siamo noi”
quando il dolore arrivò
come uno schianto sul vetro
era già tardi per fermarsi un po’
e guardare indietro
così seduto nel buio
ordinò il vino più nero
che si portasse via ogni suo sbaglio
e ogni pensiero
ahi suerte maldida